La storia

La sotria del comune di Simala

la storia

Il toponimo deriva probabilmente dall’antico popolo prenuragico dei semilitenses, presenti nella parte meridionale della Sardegna, che doveva avere in Simala il suo estremo confine. Altra ipotesi avanzata è che derivi dal greco Thymalis, Thymalla, o Thytimala = Eufobia, che potrebbe esserle stato attribuito nel periodo bizantino.

La formazione di Simala, probabilmente, è avvenuta nell’alto medioevo, a seguito dello spopolamento dei vari abitati romani sparsi nel territorio che venivano abbandonati per un sito più sicuro, più salubre e meglio collegato con gli assi viari dell’epoca.

Le prime notizie storiche sul paese risalgono alla fine del secolo XI, quando i monaci Vittorini, provenienti da Marsiglia, ottennero la concessione della locale chiesa di S. Caterina di Alessandria, dal Giudice Costantino d’Arborea.

Di quest’edificio s’ignora però la collocazione nel territorio comunale. Il paese ha seguito tutte le vicende storiche della Curatoria, poi «Encontrada» di Parte Montis, nel giudicato o regno d’Arborea, seguendo le alterne vicende di indipendenza e di sottomissione al potere catalano – aragonese e spagnolo presente nell’isola dal 1323 al 1720.

La presenza aragonese è documentata dal feudo concesso nel 1368 al catalano Ponzio Sardin. Con la soppressione del Regno Arbonese, avvenuta nel 1410, il paese fu compreso nel Marchesato di Oristano fino al 1474, quando entrò a far parte della contea di Quirra, trasformata in Marchesato nel 1603, fino all’abolizione dei feudi, avvenuta nel 1839 durante il Regno di Sardegna, sotto la dinastia dei Savoia.

La parrocchia apparteneva originariamente alla disciolta Diocesi di Terralba, soppressa dal Papa Giulio II nel 1503 per essere aggregata alla Diocesi di Usellus. Nel periodo fascista il comune è divenuto frazione di Gonnostramatza fino al 1947, quando riacquistò la sua autonomia amministrativa.

Attualmente fa parte integrante del Consorzio fra comuni denominato “Due Giare” ed è compreso nel parco nazionale geominerario storico e ambientale della Sardegna – Area 1- Monte Arci, riconosciuto dall’UNESCO nel 1998.

La toponomastica ci tramanda la presenza di diverse chiesette distrutte anteriori al XVII secolo, di probabile origine bizantina: S. Luca, S. Saturnino, S. Giovanni, Santo Cristo, S. Vito, S. Maria, S. Alessandro P., S. Antioco, S. Caterina di Alessandria, molte delle quali rintracciabili tramite i toponimi e qualche traccia di fondazione. Nel territorio comunale erano presenti anche altri due villaggi di origine altomedievale che sono andati distrutti, quali: Pardu (sec. XIV – XV) e Gemussi (fine sec. XVII, inizi sec. XVIII).